Per definizione, il prolasso, è una discesa dei visceri pelvici (utero, vescica, retto) verso il basso con o senza fuoriuscita dall’ostio vulvare.
Possiamo paragonare l’utero o la vescica ad una nave attraccata al porto: le corde rappresentano i legamenti e l’acqua simboleggia il pavimento pelvico.
Possiamo paragonare l’utero o la vescica ad una nave attraccata al porto: le corde rappresentano i legamenti e l’acqua simboleggia il pavimento pelvico.
Quando il pavimento pelvico non è più in salute, ovvero perde di forza e tonicità, non riesce più a sostenere il peso dell’organo.
Il peso della nave la porterà ad abbassarsi sempre di più, e le corde della nave che servono per sostenerla, presto o tardi rischiano di rompersi. Così come la nave a questo punto affonda, l’utero o la vescica scivolano verso il basso portando alla formazione di un prolasso.
Il prolasso può essere studiato dal 1° al 4° grado.
Grado 0: posizione normale;
Grado 1: posizione intermedia tra la normale e l'imene;
Grado 2: a livello dell'imene;
Grado 3: posizione intermedia tra l'imene e il massimo descensus possibile;
Grado 4: fuoriuscita completa dell'organo.
La sintomatologia è generalmente data dall’ingombro fisico e la pazienti percepiscono una sensazione soggettiva di pallina in vagina e/o un peso a livello pelvico.
In alcuni casi può essere presente dolore, difficoltà alla minzione o alla evacuazione e impossibilità ad avere rapporti sessuali, mentre altre volte è completamente asintomatico.
A seconda del grado e del tipo di sintomatologia, sarà necessario ricorrere o meno ad un intervento chirurgico. Tante donne convivono con questa patologia, senza che questa possa andare a compromettere la qualità di vita.
Lo scopo del trattamento (chirurgico o conservativo) è quello di ripristinare l’integrità anatomica, ristabilire una normale funzionalità e rimuovere i sintomi.
E’ importante sottolineare che la migliore terapia consiste nella prevenzione, attraverso la ginnastica pelvica, ma purtroppo questa cosa non viene quasi mai fatta, e la donna si rivolge al Riabilitatore solamente quando ormai i danni anatomici sono avanzati.
Le principali tecniche utilizzate in riabilitazione sono:
Chinesiterapia pelvi-perineale: insieme di tecniche ed esercizi di attivazione muscolare che hanno come scopo il miglioramento della funzione statica e dinamica. E’ di fondamentale importanza imparare a lavorare col proprio corpo e con il respiro.
Il primo step consiste nell’informare la paziente, farle prendere coscienza del muscolo perineale e insegnarle gli esercizi per attivarlo, per arrivare all’obiettivo finale ovvero l’ automatizzazione.
Biofeedback: permette di convertire un segnale di contrazione o rilassamento muscolare in un segnale visivo o sonoro. Il paziente, grazie all'informazione visualizzata sul display potrà correggere eventuali dissinergie muscolari.
Elettrostimolazione: tecnica passiva di propriocezione con effetto diretto sulle fibre muscolari. Viene inserita una sonda a livello vaginale che darà una serie di stimolazioni al muscolo pelvico che per risposta eserciterà una contrazione. Solitamente da questa tecnica di ottengono effetti positivi sul trofismo e sulla forza muscolare.
Terapia comportamentale: associando queste tecniche, si elabora il trattamento che prevede la presa di coscienza del proprio piano perineale, il miglioramento della sensibilità, del tono e della forza muscolare, della capacità di contrazione, la correzione di alterazioni della statica pelvica, l’ottimizzazione degli automatismi, il ripristino di sinergismi respiratori addomino-pelvici, il recupero di una qualità di vita soddisfacente e l’eliminazione di tutte le cattive abitudini che portano al peggioramento delle problematiche.
Grado 0: posizione normale;
Grado 1: posizione intermedia tra la normale e l'imene;
Grado 2: a livello dell'imene;
Grado 3: posizione intermedia tra l'imene e il massimo descensus possibile;
Grado 4: fuoriuscita completa dell'organo.
La sintomatologia è generalmente data dall’ingombro fisico e la pazienti percepiscono una sensazione soggettiva di pallina in vagina e/o un peso a livello pelvico.
In alcuni casi può essere presente dolore, difficoltà alla minzione o alla evacuazione e impossibilità ad avere rapporti sessuali, mentre altre volte è completamente asintomatico.
A seconda del grado e del tipo di sintomatologia, sarà necessario ricorrere o meno ad un intervento chirurgico. Tante donne convivono con questa patologia, senza che questa possa andare a compromettere la qualità di vita.
Lo scopo del trattamento (chirurgico o conservativo) è quello di ripristinare l’integrità anatomica, ristabilire una normale funzionalità e rimuovere i sintomi.
E’ importante sottolineare che la migliore terapia consiste nella prevenzione, attraverso la ginnastica pelvica, ma purtroppo questa cosa non viene quasi mai fatta, e la donna si rivolge al Riabilitatore solamente quando ormai i danni anatomici sono avanzati.
Le principali tecniche utilizzate in riabilitazione sono:
Chinesiterapia pelvi-perineale: insieme di tecniche ed esercizi di attivazione muscolare che hanno come scopo il miglioramento della funzione statica e dinamica. E’ di fondamentale importanza imparare a lavorare col proprio corpo e con il respiro.
Il primo step consiste nell’informare la paziente, farle prendere coscienza del muscolo perineale e insegnarle gli esercizi per attivarlo, per arrivare all’obiettivo finale ovvero l’ automatizzazione.
Biofeedback: permette di convertire un segnale di contrazione o rilassamento muscolare in un segnale visivo o sonoro. Il paziente, grazie all'informazione visualizzata sul display potrà correggere eventuali dissinergie muscolari.
Elettrostimolazione: tecnica passiva di propriocezione con effetto diretto sulle fibre muscolari. Viene inserita una sonda a livello vaginale che darà una serie di stimolazioni al muscolo pelvico che per risposta eserciterà una contrazione. Solitamente da questa tecnica di ottengono effetti positivi sul trofismo e sulla forza muscolare.
Terapia comportamentale: associando queste tecniche, si elabora il trattamento che prevede la presa di coscienza del proprio piano perineale, il miglioramento della sensibilità, del tono e della forza muscolare, della capacità di contrazione, la correzione di alterazioni della statica pelvica, l’ottimizzazione degli automatismi, il ripristino di sinergismi respiratori addomino-pelvici, il recupero di una qualità di vita soddisfacente e l’eliminazione di tutte le cattive abitudini che portano al peggioramento delle problematiche.